Intervista per “Liberty”

Dunque Michele svelaci alcune curiosità sulla trama e spiegaci come è nata questa nuova storia:

Parlare di Liberty non è così semplice come sembra. La storia di Liberty e dei suoi personaggi, è nata da se, nel modo più naturale e improvvisato che si possa immaginare. Nel periodo in cui l’ho scritto, mi sono limitato a sedermi al mio computer, appoggiare le mani alla tastiera, e lasciare che il cuore dettasse le parole. E credimi quando ti dico che non ho affrontato alcuna difficoltà nel farlo perché è vero. L’idea di base era un’astronave con il suo equipaggio, dedito a piccoli furti o trasporti illeciti, e quella di scrivere una storia avventurosa, ma anche divertente, ambientata nel sistema solare. I personaggi non sono degli eroi, come capita in romanzi simili, e non pretendono di esserlo. Loro sono degli emarginati, persone a cui non affideresti nulla perché potrebbero rubartelo per poi rivenderlo al miglior offerente. Ma è proprio questa caratteristica che li rendono in grado di affrontare la sfida che gli è capitata tra le mani per caso, mentre facevano ciò che sapevano fare meglio, ovvero saccheggiare un’astronave alla deriva nello spazio. Per quanto l’avventura di Liberty sia affascinante e coinvolgente, la parte più emozionante è l’interazione tra i vari personaggi. Il loro modo di affrontare le situazioni, le loro battute fuori luogo in riferimento alla situazione che stanno affrontando, il modo con cui affrontano quelle stesse situazioni. Non vorrei sembrare vanitoso, in realtà sono una persona molto modesta, ma Liberty non è una storia che va spiegata, Liberty è una storia che va vissuta, insieme ai personaggi stessi. Questo è Liberty.

Il tuo genere è fantascienza, stai pensando di cimentarti in nuovi generi oppure resti fedele al tuo preferito?

Anni fa ho provato a scrivere un horror, poi però l’ho interrotto perché non mi convinceva, nonostante la storia mi piacesse. Sin da bambino osservavo le stelle chiedendomi quanti mondi ci fossero là fuori, onestamente lo faccio anche adesso. Con la fantascienza, il genere che più mi si addice, posso viaggiare attraverso quei mondi e addirittura esplorarli. È l’unico genere con cui posso uscire dalla vita di tutti i giorni e sentirmi a contattato con l’intero universo per abbracciare quelle stelle che osservavo da bambino. Per farla breve, resterò sempre fedele al genere.

È un piacere averti di nuovo qui con noi, puoi dirci da cosa trai ispirazione per i tuoi romanzi?

Rispondo dicendoti che il piacere di pubblicare nuovamente con voi è soprattutto mio. Nessuno lo sa, ma la prima pubblicazione, Trappist Terzo, ha aspettato più di un anno prima di vedere la luce. Avevo contattato diversi editori e nessuno ha mai risposto, mentre voi lo avete valutato e accettato di pubblicare in poco meno di tre settimane. Ho un occhio di riguardo nei vostri confronti. Ora dovrei rispondere anche alla domanda. Per i miei romanzi mi ispiro al bisogno di evasione. Quel bisogno che tutti percepiscono, ma che in pochi hanno il coraggio di ascoltare. Quel bisogno di rimettersi in gioco, di affrontare nuove sfide, dimostrare al mondo intero che si è in grado di fare qualsiasi cosa, solo perché si ha la necessità di farlo. Ed è quello il tema principale di ogni mio romanzo, ovvero il bisogno di reinventarsi e di lasciar perdere col passato, per poi andare incontro alle proprie scelte, giuste o sbagliate che siano.

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